La Guardia di Finanza blocca 400mila protezioni destinate al mercato in Italia. Quattro imprenditori nei guai. L’accusa: commercio illecito di dispositivi per arginare il Convid-19.
Quattro imprese aperte per fare business con l’emergenza della pandemia. Quattrocentomila mascherine sequestrate e una partita di altri cinque milioni in cantiere. È il giro d’affari dei quattro imprenditori di origini cinesi denunciati dalla Guardia di Finanza, che da settimane lavora per stroncare il commercio illecito di dispositivi per arginare il Covid19.
L’operazione sei “baschi verdi” ha spaziato dai quartieri Aurora e Parella alla cintura Sud della città, fino a Maddaloni, nel Casertano.
Tutto ruotava attorno a una società con sede in via Giacomo Medici. Una stanza vuota. O quasi: quando i militari sono arrivati, hanno trovato soltanto uno scatolone con 700 kit per diagnosticare il contagio da Covid19, non conformi alla normativa in vigore per quanto riguarda le modalità di produzione e di importazione.
Quella stanza era il punto di riferimento dei commerci illegali. I container di merce fuorilegge arrivavano dalla Cina e venivano sdoganati a Malpensa o a Ciampino. Sui documenti per l’importazione erano indicati destinatari istituzionali, da Comuni a consorzi di associazioni collegato alla Protezione civile.
A volte, una minima parte dei carichi arrivava anche a quei destinatari, ma sovente la merce finiva a negozi “amici” dell’imprenditore cinese ideatore del meccanismo.
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